Stavo pensando alle cose perse che non si trovano più.
In negozio da mia mamma c’era uno specchio orribile e molto grande, un reperto anni ’80, all’ingresso del negozio, prima di passare sotto le sue mani ti potevi specchiare a figura intera, circondato da nuvolette, all’uscita potevi ammirarti, con i capelli nuovi, sempre tra le nuvolette.
Poi c’erano 3 stampe di quadri famosi, una più bella dell’altra ma mi ricordo solo quella di Vasilij Kandiskij, enorme e bellissima, incorniciata in una meravigliosa cornice rosso fuoco. Mi ricordo che passavo molto tempo a guardare quella stampa, i colori vivi e la scritta con il nome dell’artista. Mi chiedevo come fosse possibile che qualcuno avesse un nome così lungo e con tante lettere sconosciute, per anni non ho saputo pronunciarlo, per anni non ho osato chiedere come pronunciarlo.
Poi il negozio è stato venduto, con tutto quello che c’era dentro, specchio orribile e magnifica stampa compresa, e mi si è spezzato il cuore.
Solo quando mi sento forte come una roccia riesco a passare davanti al negozio di mia mamma, in 11 anni ci sono passata 5-6 volte e una volta sola ho guardato dentro e quei due oggetti non c’erano più. Chissà dove sono finiti?
Stavo pensando alle cose che non si trovano più e a dove finiscono.
Perchè è vero che le cose son solo cose, ma ci completano e quando non ci sono più lasciano uno spazio e non sono sicura che quello spazio si possa riempire. Chissà dove è finita quella stampa enorme, mi piacerebbe ritrovarla e pure lo specchio orribile.
Da settembre bevo il caffè e mangio i cavolfiori e pure i cavoletti, in questo caso non ho perso nulla, si è aggiunto un pezzo.
E le cose che non mangiamo più, dove finiscono?
Invecchio, spiace dirlo, ma invecchio, quindi ho sulle spalle 30 anni di cocci sparsi un pochino ovunque, e sento già il bisogno di ritrovare dei pezzi, prendere la colla e metterli insieme.
Ho passato 2 ore sull’internet nella speranza di trovare il quadro raffigurato nel negozio di mia mamma ma non lo riconosco, cerco di metterlo a fuoco senza successo.
Magari quel ricordo sfuocato è stato riempito dai cavolfiori che dopo 30 anni mi sono convinta a mangiare. La vita fa giri strani e due alberelli bianchi pucciati in una salsa colorata hanno il potere di colorare un pensiero, come una stampa di Kandinskij.
La vita è proprio strana, i cavolfiori, tanto buoni, adesso lo so.
Ingredienti
- un cavolfiore
- 1 limone
- 2 cucchiaini di curcuma in polvere
- 5-6 cucchiai di olio extra vergine di oliva
- sale
Procedimento
Prepara il cavolfiore, togli le foglie esterne e il gambo, procedi con un piccolo coltello dividendo le cimette o alberelli, quelli più grandi puoi tagliarli ulteriormente. Una volta creati gli alberelli lavali sotto l’acqua e asciugali.
In una ciotola versa circa 5-6 cucchiai di olio, spremi il succo di un limone e aggiungi i 2 cucchiaini di curcuma, mescola creando una salsina.
Prendi gli alberelli e intingili uno per uno nella salsina e appoggiali in una teglia larga. Fai macerare per circa 30-40 minuti.
Accendi il forno a 180°, aggiungi la salsina alla curcuma in eccesso agli alberelli di cavolfiore e inforna per 30 minuti.
Imparando si sbaglia
Di cavolfiori è pieno il mondo, quindi per questa ricetta le dosi sono indicative, diciamo che valgono per un cavolfiore medio, medio-piccolo. Potete usare tutta la salsina e nel caso non fosse abbastanza rifarla.
Se dovesse avanzarvi la salsina alla curcuma conditeci l’insalata, ottima!
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