C’è un pensiero che mi frulla nella testa, fatto di colori, immagini, illustrazioni, scritte, temperature, luci.
Sta li da talmente tanto tempo che mi sembra sia un pezzo di cervello che si è aggiunto a quello fornitomi alla nascita.
Ronza, sta in silenzio, mi martella, si addormenta, ma non mi abbandona, quasi mai, devo essere proprio molto, molto stanca per dimenticarmene.
Assomiglia molto a un tavolo apparecchiato sull’erba, con una lunga tovaglia bianca, un grande albero che protegge dagli ultimi raggi del sole, adornato di fili di luce, un pomeriggio che volge a sera, candele, piatti, posate volanti, come gli ospiti che affollano la tavola, sorridenti e gioiosi. Tutte quelle persone si muovono in assenza di gravità, leggiadri, intorno al perimetro delineato dal tavolo lunghissimo, mangiano, si guardano e sorridono, ogni tanto qualcuno chiude gli occhi mentre da un morso ad un fetta di torta, e diventa caldo, mi sembra di potergli vedere il cuore che fa un balzo di felicità, un battito in più, quello che mancava.
Nella scena non ci sono, sono da un’altra parte. Sono appoggiata con la spalla al muro della porta, fuori dalla cucina, guardo e sorrido, stanca e felice. Guardo la scena e mi compiaccio, guardo gli ospiti, uno per uno, cercando di capire quale piccola o grande emozione sta provando il loro corpo incastonato in quella meravigliosa cornice, e tutti mi sembrano sempre felici, me compresa. Torno in cucina, c’è tutto da pulire, poi dovrò rendermi presentabile e andare a salutare i padroni di casa, assicurarmi che sia tutto a posto e andare via, pronta per un’altra cucina.
Da quel calderone poetico di pensieri nasce il progetto della cucina errante. ( ho una bellissima board su Pinterest dedicata alla cucina errante)
I pensieri mi piacciono sempre perchè sono bellissimi, non si sporcano con quasi niente, se si possiede una buona capacità di immaginazione è facile renderli perfetti. Sono però effimeri, non si toccano, appena tenti di prendere un pensiero, quello si ribella e in un attimo svanisce. Stronzo.
Che nervi che mi vengono.
Sono seduta in poltrona e immagino quello che vorrei per la mia vita, mi impegno, disegno i particolari, i colori, la gente, la scena, scrivo anche due battute se necessario, insomma anche da seduta riesco ad essere molto efficiente! Perchè poi quando allungo la mano, timida e delicata per afferrare il disegno perfetto, si incendia, si da fuoco! Autocombustione del sogno a cari saluti.
Che due palle!
Niente da fare, ve lo dico subito, disegnare un pensiero è un necessario esercizio di immaginazione, un balsamo per l’anima, una coperta per l’inverno, ma se quel pensiero dovete prenderlo e renderlo reale, bisogna alzarsi dalla poltrona e fare di tutto quel lavoro di visualizzazione un progetto, articolato, coerente, dettagliato.
Dopo anni di visualizzazioni creative eccomi in piedi davanti alla poltrona per cercare di dare una sostanza a quel tavolo con gente e piatti che volano! E lo faccio, giuro che lo faccio, ma un pochino di carogna nel cuore mi rimane.
Le chiacchiere stanno a zero cocco (cit dal genio di Aladino, solo cose colte).
Questo blog non è mai stato un umile progetto, una mera condivisione di ricette della nonna, ha sempre avuti secondi fini, proprio così, non strabuzzate gli occhi, adesso mi spiego meglio.
Cucina precaria è un bellissimo luogo virtuale, ma io voglio il reale, voglio vedervi tutti a qualche mio corso, voglio entrare a casa vostra e cucinare, riempirvi il frigo, il cuore e la pancia, voglio esserci in un vostro momento speciale, voglio organizzare tanti di quei laboratori con merenda da farvi rimpiangere la colazione! La colazione, voglio portarvela a casa, voglio riempirvi i barattoli di conserva e confetture, voglio coccolarvi quando tornate a casa e non c’è niente da mangiare! E voglio mettermi dei soldi in tasca grazie a questo.
Avete capito? mi sono spiegata?
In poche e semplici parole, che mi sono costate ore di fatica e lavoro con il corso di Gioia Gottini sul Personal Branding, ho messo nero su bianco chi sono e cosa voglio fare:
Sono Anna, cuoca errante, traduco memorie e ricordi in piatti cucinati e insegnati nella cucina di casa tua.
E ho anche messo in chiaro che la base del mio progetto si fonda su un concetto semplice e nobile:
Chi nutre ama
Le cose da fare sono moltissime, io mi perdo in un dito d’acqua di solito, quindi poche balle (scusate la franchezza), adesso vi dico esattamente cosa devo fare, così se alla fine non riesco almeno faccio una brutta figura (odio fare brutta figura).
Le cose da fare on line:
- sistemare il blog, avevo scritto qui che non lo sentivo più mio così come è stato fino ad ora
- creare il nuovo sito dedicato ai servizi di cucina precaria: grafica, logo, colori, calendario, corsi e prodotti venduti
- sistemare il caos del miei social grazie al corso di Enrica Crivello
Cose da fare off line:
- trovare una cucina in coworking
- non impazzire all’asl
- andare dal commercialista
- cercare cucine a norma disposte ad ospitarmi
- cercare clienti per la cucina a domicilio
- fare un business plan grazie al corso e al libro di Francesca Marano
Ci sono così tante padelle sul fuoco che l’ambiente si è surriscaldato a tal punto che ormai ci sono dentro.
Ho bisogno di voi!
Come è stato per agosto con il mio #31daysproject, vi voglio vicini, a fare il tifo e a sgridarmi se non faccio bene. Vi voglio sempre più protagonisti anche sul blog, con una bella rubrichetta tutta per voi (devo assolutamente ringraziarvi per non avermi mai abbandonato in questi mesi di silenzio).
Da oggi ripartono gli aggiornamenti sul mio Instagram, una volta alla settimana una fotografia per documentare i progressi o gli sfaceli della cucina errante, seguendo gli hashtag #chimutreama e #cucinaprecaria
Ci sei? su le mani!
ps una cosa bellissima successa in questo mese di condivisione: mi avete scritto in tanti e sostenuta molto, ci siamo scritti pure in privato confrontandoci sui nostri sogni, è stato un regalo enorme ed è una spinta gigantesca per me sapere che siamo in tanti ad arrancare dietro ad un sogno! Dai che insieme ce la facciamo!
lalu says
In bocca al lupo!!
lalu
Anna Buganè says
crepi sto lupo! (con affetto)
Paola says
Anna!!! Io ti ho scoperta quando, ahimè, stavi abbandonando il blog (per una buonissima causa, tra l’altro) ma sono andata a ritroso a leggermelo tutto e non ti ho mai persa di vista nella speranza di un tuo ritorno…ed eccoti!
Sono blogger da anni anch’io (anche se trattavo altri temi) e pure io ho mollato un po’ la scrittura ultimamente e non ci crederai mai ma uno dei miei sogni è molto simile ad un tassello dei tuoi…non so se avrò mai il coraggio di lasciare un lavoro che non mi soddisfa, ne gratifica, per seguirlo…ma continuo a pensarci sempre più spesso…
Ah, dimenticavo, siamo quasi conterranee…ma le cose in comune che ho notato sono ancora di più…come faccio per scriverti in privato?!
Un abbraccio! Paola
Anna Buganè says
Ciao Paola!
che piacere il tuo messaggio :-D
Io purtroppo il lavoro l’ho perso quando sono rimasta incinta, sono quindi obbligata a trovare una soluzione. Scrivimi a anna@cucinaprecaria.it, così mi racconti il tuo sogno.
un abbraccio
Paola says
Credo di “averci” un problema con l’invio dei commenti…non vedo quello che ti ho lasciato ieri!
Prova…1, 2, 3…prova! :)
Anna Buganè says
ciao! nessun problema, sono io lenta ad approvare i commenti :-D
Claudia La Femme du Chef says
cara Anna,
messa nero su bianco anche l’idea più difficile o contorta che frulla nel cervello diventa più concreta, fattibile, una possibilità da realizzare. L’ostacolo più grande da superare è, a volte, proprio fare lo sforzo di partire, fare chiarezza su cosa si vuole e su come si intende raggiungere la propria meta. Tu questo primo passo lo hai fatto, ce lo hai raccontato ad agosto su instagram e adesso qui. Non è poco, lo sai?
Io ti aspetto per quella colazione insieme che ci siamo dette di fare tanto tempo fa, intanto ti faccio il mio grande in bocca al lupo e ti ringrazio per le riflessioni condivise, settembre è un mese di pensieri anche qui e fa bene sapere di non essere da soli a perdersi tra idee, speranze, dubbi e progetti.
un abbraccio,
Claudia
Anna Buganè says
Cara Claudia, tu mi scaldi sempre il cuore. Non si è mai soli nella difficile arte di realizzare i propri sogni, anzi, più si raccontano e più si avverano, è un contagio. Ti abbraccio forte. Arriviamo presto.
anna