Venerdì, dalla parrucchiera, chiacchiere sotto il casco che tanto non ci sente nessuno.
Sono cresciuta nella convinzione che esiste un posto giusto per ogni cosa, un vestito per ogni occasione, un vocabolario appropriato alla situazione, i piatti del servizio buono, la tovaglia della domenica, gli abiti da cerimonia, le pulizie di primavera, i colori intonati all’atmosfera di un luogo.
Tutto bello, bellissimo, utile, utilissimo, sono nozioni fondamentali, da prendere, mettere in tasca e guarda un pò, usare al momento giusto.
Devo dire che per una sciroppata come me crescere con queste convinzioni mi ha rasserenata parecchio, mi è sempre piaciuto essere una brava ragazza, una che fa le cose per bene, una che sa stare al mondo, seduta o in piedi al proprio posto.
Il senso di adeguatezza mi rassicura mi aiuta a sconfiggere l’ansia perenne di non essere “a posto”. Penso sempre che se riesco a vestirmi, parlare e comportarmi a seconda dell’ambiente intorno a me faccio una bella figura, una buona impressione. Sono un tantinello ossessionata dalla cosa giusta.
Però l’altro giorno mi è venuto da pensare che forse, dico forse, tutto questo fare le cose per bene ogni tanto abbia messo me in secondo piano, il fatto di non andare in tutù ad un funerale mi ha risparmiato sicuramente una brutta figura, ma forse non mi ha permesso di esprimere a fondo il mio dolore che sarebbe passato molto più comodamente attraverso la leggerezza di veli morbidi invece che sentirsi soffocato sotto un cappotto nero.
I cambiamenti hanno radici profondissime ma le fondamenta non se le caga nessuno, siamo tutti più concentrati sulle foglie e sui fiori. Visto che siamo dalla parrucchiera vi racconto un fiore del mio nuovo albero.
Complice la gravidanza e il cambiamento repentino di taglie ho avuto il bisogno di mutare il guardaroba, in certi vestiti non entro più, altri sono troppi larghi, altri sono poco me.
Sono andata in un negozio e ho comprato delle cose che mi piacevano davvero, senza pensare che non avrei avuto l’occasione per metterli.
Una liberazione, una catarsi, amica cara!
Una cazzata enorme si è rivelata profetica. Le profezie di solito sono delle cazzate alla fine.
Non ho aspettato l’occasione giusta per comprarmi una gonna nera e aderente, l’ho comprata pensando di metterla sempre, anche tutti i giorni. Ho liberato il mio acquisto dal peso dell’occasione giusta di essere indossato.
Ho fatto una cosa per me e quando ho raggiunto questa consapevolezza ho semplicemente colto la bellezza di scoprire che non ci sono momenti giusti e abiti sbagliati.
Il centro sono sempre io, siamo sempre noi a prescindere dalle occasioni, dalla parole, dagli abiti.
Ti invito a compiere un atto liberatorio. Questa settimana, entro venerdì, usa di lunedì la tovaglia della domenica, vai a lavorare con un abito da festa, accendi la candela che tieni da arredamento, fai uscire dall’armadio un abito per un’occasione e usalo per fare la spesa!
Scatta una foto, carica sull’Instagram e usa gli hashtag #venerdìdallaparrucchiera #lamiaoccasionegiusta. Aiutami a collezionare una serie di immagini che ritraggono atti di puro e semplice amore verso noi stesse!.
Ti aspetto!
Io ho usato la ciotola del servizio buono per dare a Martino i cereali della colazione!
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