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You are here: Home / Effetti collaterali / Maria De Filippi, il mio romanzo di formazione

Maria De Filippi, il mio romanzo di formazione

08/10/2015 by Anna Buganè 2 Comments

Venerdì, dalla parrucchiera, chiacchiere sotto il casco che tanto non ci sente nessuno.

A casa non ho la televisione, questo atto di pura rivoluzione fa di me una radical chic, un’intellettuale, una topa da biblioteca, una ragazza tutta cultura.

Quando ci siamo trasferiti nella nuova casa abbiamo deciso di non comprare una televisione, ci siamo guardati e abbiamo detto basta.

Se non fosse venerdì e non fossimo dalla parrucchiera riempirei queste righe adducendo motivazioni filosofiche, scelte etiche e compagnia bella, ma il venerdì ci togliamo gli occhiali da nerd e diciamo le cose come stanno.

Sono stata una drogata di televisione.

Tutto è cominciato quando guardavo con mia sorella di nascosto i cartoni giapponesi che mio papà ci vietava perchè secondo lui quelli belli erano solo i disney, invece quelli giapponesi erano disegnati male. Avessi seguito le sue direttive mi sarei persa delle perle come Mila e Shiro, Piccoli Problemi di cuore, Jem, Kiss me Licia, Terry e Megghy, Papà Gambalunga, etc

In definitiva se fossi stata una figlia diligente non sarei quella che sono adesso, perchè si fa un gran parlare dell’importanza dei romanzi di formazione dell’800 ma dell’importanza dei cartoni giapponesi non si fa mai menzione. Perchè?

Infondo se non avessi passato ore a guardare la tv non avrei giocato a pallavolo sperando di saltare alto 5 metri con lo sguardo pieno di fiamme, sarei stata molto più magonata alla prima cotta, non mi sarei travestita da Jem per la festa del mio 25 compleanno, non avrei scritto lettere al mio papà immaginario. Mi sarei persa un bel pezzo di vita, sarei stata imprigionata sempre in un mondo Disney, tutto principi e principesse e soprattutto senza Cristina D’Avena!

Il Giappone mi ha salvata. Grazie.

Se sei un drogato il tuo corpo chiede sempre con maggiore frequenza la sostanza che ti fa stare bene, la mia dipendenza è stata il tubo catodico. Ore intere, pomeriggi di puro piallamento mentale, una goduria delle sinapsi, il nulla cosmico.

Avendo una sorella più grande di 5 anni ho subito le sue scelte televisive, il nostro palinsesto si è quindi andato ad arricchire di serie televisive pullulanti di adolescenti ormonati, il trionfo del sentimentalismo formato teenagers, un’altra manna per i neuroni.

Baci celati, che si sa gli americani fanno le peggiori cose ma guai a mostrare una zinna, tutto un vedo non vedo, un sento non sento, un parlo ma non dico.

Grazie America per avermi fatto vedere il mondo, ma solo un pochino, il resto dovevo immaginarmelo.

E l’Italia? Poteva rimanere forse l’esclusa delle mie ossessioni televisive? No.

Dio ha quindi inventato Maria De Filippi, io la amo, da quando il sabato pomeriggio con i suoi tailleur pastello si circondava di giovani seduti in terra e si facevano delle gran chiacchiere sui drammi giovanili.

Poi Uomini e Donne con Costantino Vitagliano e Alessandra Pierelli, Daniele Interrante, Gianni Sperti, Tina. Tutti, non ne ho perso uno!

E poi le buste, i postini, gli amici che ballano e che cantano. Tutto, ho visto tutto, senza rimpianti e senza rimorsi.

Che poi diciamolo, mica c’ero solo io davanti alla televisione a guardarla, ma Maria è come Silvio, nessuno l’ha mai votato e lui per 20 anni è stato tra le balle.

Maria è rimasta, ma io ho smesso.

La televisione non c’è a casa nostra perchè sono una drogata e l’unico modo per non cadere nella trappola catodica è  stato eliminare la sostanza.

Dirai tu, c’è youtube e poi i canali in streaming, ma non è la stessa cosa, lo schermo del computer è senza tenerezza, la tv ti avvolge, ti coccola. Il computer è multitasking, mentre guardi un documentario leggi la posta, guardi il Facebook e non ti riposi, il cervello rimane in funzione, non si pana mana.

E la formazione di un essere umano passa anche per il sano piallo, il vuoto di pensieri, non quello creativo, il vuoto per vuoto.

I dati di ascolto mi hanno sempre confermato di non essere stata la sola fruitrice e telespettatrice di programmi spazzatura, questo è il luogo e il momento in cui mi dici la tua perversione televisiva (non le serie americane moderne), parlo proprio di monnezza nuda e cruda.

Confessati senza pudori, ricordati che quello che succede dalla parrucchiera, rimane dalla parrucchiera.

 

 

Filed Under: Effetti collaterali

Comments

  1. Veronica says

    22/10/2015 at 23:13

    Nemmeno a casa nostra c’è la televisione, e rimangono tutti alienati. Il mio passato è stato come il tuo poi è arrivato il digitale e lo schermo è diventato grigio per sempre. Uno mi ha detto ” una casa senza televisione é come un auto senza ruote”, io rido ancora adesso.

    Rispondi
    • Anna Buganè says

      26/10/2015 at 10:50

      addirittura un’auto senza ruote? noi stiamo bene così, si può fare :-D

      Rispondi

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