Si mangiano?
Sì, eccome! Oggi mi sono cimentata in un‘impresa ardua, preparare un piatto che non ho mai visto e assaggiato, di cui non ho mai sentito parlare.
Perchè?
Ogni mercoledì partecipo al #mercoledìsocial, creato dalle ragazze di Muffin e dintorni, conosciute tramite il twitter e con cui mi sento perfettamente in sintonia! Tra un #mercoledìsocial e un’altro c’è stato però un terremoto e io l’ho sentito poco, ma loro l’hanno sentito di più e altri ancora l’hanno vissuto e lo stanno vivendo.
Quindi?
Cuciniamo, loro, io e altre bloggers prepariamo ricette emiliane per ricordare sempre, perchè finite le emergenze poi c’è il vuoto e la gente ha la memoria corta.
Il progetto è quello di raccogliere in un bel e-book di ricette emiliane!
E io cosa ci faccio in mezzo a tutto questo?
Il mio cognome, Buganè non è piemontese e neanche francese, arriva dritto da Marzabotto in provincia di Bologna, la terra di origine di mio nonno paterno, della mia bis nonna Teresa (la sfoglina di Marzabotto) e di un’infinità di parenti lontani!
Mia nonna paterna ha cercato di imparare i segreti della cucina dalla bis nonna Teresa per far sì che mio nonno continuasse a sentire sotto la lingua e nella pancia il sapore della sua terra da cui si è dovuto allontanare, quindì a casa dei nonni non sono mai mancati i tortellini (must del natale) il ragù, il crescente dell’uva, etc
Dovendo confrontarmi con una ricetta emiliana non ho potuto però cimentarmi con ragù e tortellini, solo all’età di 19 anni ho potuto ricevere la ricetta di famiglia di queste meravigliose pietanze, quindi non le posso regalare così... io me le sono sudate (mia sorella per esempio non le conosce).
Tra le le ricette mancanti all’appello c’erano i BORLENGHI, che mi hanno fatto subito simpatia per il nome, cercando poi qualche informazione in più ho letto che il ripieno è costituito da battuto di lardo, bava alla bocca ho prenotato i borlenghi.
Cosa sono?
Una crepe, una piadina, una tigella? NO sono delle sfoglie sottilissime e croccanti che si riempono con la Cunza (ufficialmente la parola più bella della settimana).
Non avendo nessun appiglio ho dovuto scopiazzare dall’internet e ho scelto di seguire questa ricetta.
Bisognerebbe avere la padella adatta e la cotenna di maiale per ungerla, ma io proprio non le avevo a disposizione quindi mi sono arrangiata.
Domare l’impasto chiamato colla non è impresa semplice, i momenti di sconforto non saranno pochi, prima di riuscire ad ottenere la consistenza giusta serviranno alcuni tentativi ma il gusto alla fine è una festa per il palato. Invito tutti voi a provarli e se c’è qualche emiliano alla lettura, chiedo scusa, io ci ho provato… se aveste dei suggerimenti sarebbero ben accetti.
Viva l’Emilia e viva i borlenghi!
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Ingredienti
Colla
- 200 gr di farina 00
- 900 cl di acqua
- 1 uovo
- mezzo cucchiaio di olio
- 1 pizzico di sale
Cunza
- 1 etto e mezzo di lardo
- rosmarino
- 1 spicchio d’aglio
- parmigiano reggiano
- burro per la padella o cotenna di maiale
Procedimento
Colla
Sbattere l’uovo, aggiungere il sale e l’olio.
Incorporare al composto la farina e l’acqua alternandoli avendo cura di non formare grumi, l’impasto deve risultare molto liquido e omogeneo. Lasciare riposare.
Cunza
Con una mezzaluna fare un bel battuto/trito di rosmarino, aglio e lardo.
Grattare del parmigiano reggiano
Cottura
E’ indispensabile avere una padella anti-aderente, farla scaldare e ungerla con del burro, per chi c’è l’avesse con della cotenna di maiale.
Una volta che la padella è ben calda si versa un mestolo di colla (un velo di composto) e con un abile e ginnico movimento della mano e del polso si distribuisce l’impasto su tutta la superficie della padella.
Lasciare cuocere per alcuni minuti a fiamma bassa, sarà il momento di girare il borlengo quando si riuscirà a staccare dalla padella.
Girare e ultimare la cottura dell’altro lato.
Mentre il borlengo cuoce dal secondo lato aggiungere una spolverata di parmigiano e in battuto di aglio, rosmarino e lardo a piacere.
Piegare in 4 il borlengo e mangiare caldo!
Imparando si sbaglia
La colla deve essere molto liquida, non è una pastella, prima di utilizzarla ricordatevi di mescolarla perchè la farina si deposita sul fondo!
Cosa posso consigliare? Io ho fatto un errore dietro l’altro, prima ho messo troppo burro, poi troppo poco, troppo impasto e poi troppo poco, girato presto, girato tardi…
Il mio consiglio è di buttarvi, provate e sbagliate dopo un pò riuscirete a coordinare perfettamente temperatura della padella, quantità di colla e burro, tempo di cottura, rotazione del polso!
Forse l’unica cosa che mi è servita davvero è stato tenere la fiamma bassa e i nervi saldi!
In bocca al lupo… io questa sera replico!
zia Laura says
Te la dico tutta…il mio cognome non è romano, ma arriva direttamente da Tresigallo, in provincia di Ferrara… :-)
Siamo tutte un pò Emiliane…
Alessandra says
Anna, è bellissimo!! Il borlengo, innanzitutto, che tra colla e cunza mi fa troppo ridere!! E poi la consegna della ricetta di famiglia dei tortellini, solo raggiunta e superata la maggiore età…mi sa di stregonesco e di affascinante!!
Qui hai riprodotto davvero una straordinaria ricetta!!! …e con le foto di tutti i passaggi, poi!!! :)
Anna Buganè says
cunza è la parola del mese, non solo della settimana! :-) se avrò una figlia la chiamerò cunza!
scherzi a parte questa ricetta è stata una meravigliosa fatica!
sara says
la sorella tagliata fuori dalle ricette di famiglia….presente…per fortuna non sono tagliata fuori dalle mangiate!
buona quetsa ricetta, com’è che in famiglia non l’abbiamo mai assaggiata?
Anna Buganè says
misterooooooo! te la farò assaggiare, spero presto!
anastasia says
Anna ma che bella questa idea, mi piace un sacco il vostro mercoledì social ^__^!
Sei stata bravissima! Per la prima volta vedo questa ricetta emiliana, che fino ad ora m’era sconosciuta!
Bellissimo avere una bisnonna sfoglina!!
E poi questa cunza mi pare una goduria…(a parte l’aglio che forse ometterei!)
Insomma grazie d’aver condiviso questa originalissima ricetta!
Felice fine settimana! Un abbraccio! Any
Anna Buganè says
anastasia!partecipa anche tu al #mercoledìsocial per le info vai sul sito delle ragazze di muffin e dintoni, sono strepitose!
un abbraccio anche a te!
nanocucina says
ma guarda quante cose si imparano.
mi preoccupa un po’ l’abile e ginnico movimento della mano e del polso, ma anch’io voglio scrivere BORLENGO sul mio blog, imparerò :D
Anna Buganè says
scrivere BORLENGO sul blog fa salire l’autostima a mille! aspetto tue notizie…mi raccomando!
esercitati con una finta padella ruotando il polso :-DDD
ma che bello il tuo blog, lo scopro solo ora! :-)
Lola says
La cotenna di maiale per ungere la padella da borlengo si può avere facilmente, basta chiedere al salumiere di darti quella che si scarta dal prosciutto.
Sull’appennino modenese l’uovo non si mette (iniziamo con le duemila varianti? Nooooo, meglio di no!)e tadaaaaaaaan, da noi il battuto di lardo te lo vendono già pronto in vaschetta. Trovarlo in Piemonte è impossibile però (ci ho provato senza risultato)