Ci sono ricette che non sono ricette ma racconti di un territorio, le Langhe, e di una famiglia, la mia.
Bagnè ‘nl’oli è un rito, si scelgono le verdure, si lavano con cura, si tagliano, si mettono in mezzo alla tavola a disposizione dei commensali, si prepara una ciotola con l’olio e un pò di sale, una fetta di pane per raccogliere le gocce d’olio.
La magia è tutta quì, la preparazione, la condivisione, il mangiare con le mani, tutti dalla stessa ciotola, con lentezza, con semplicità e gusto.
Bagnè ‘n tl’oli è un mangiare di famiglia, è una tradizione delle colline della Langa e del Roero, non ha nulla a che vedere con il pinzimonio che talvolta ho visto su appetitosi buffet, con le crudités salva linea, il bagnare nell’olio è un gesto contadino e salutare, non borghese, non dietetico.
Cosa mangiamo questa sera a cena?
Bagnamo nell’olio!
Tre donne, mia mamma, mia sorella ed io, quando mio papà era via per lavoro ci concedevamo delle cene non tradizionali, tra le preferite c’era proprio il bagnè ‘n tl’oli, un sollievo per la mamma che per quella sera era esonerata dal dover pensare alla cena e una festa per tutte che andavamo insieme a comprare le verdure e insieme davamo forma al rito.
Un bel contenitore sulla tavola con le verdure scelte, peperoni, insalata belga, ravanelli, pomodori, finocchi e tutto quello che la stagione offriva, olio extra vergine d’oliva buono, un pò di sale e la cena era pronta.
Ieri sera avevo un pò di nostalgia così ho detto a Corrado: “Questa sera bagnamo nell’olio!”
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Ingredienti
- verdure crude di stagione
- olio extra vergine di oliva
- sale
- pepe
- aceto
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Procedimento
Lavare le verdure, tagliarle e metterle in tavola.
Preparare una ciotola con olio extra vergine di oliva, sale, pepe e a parte un pò di aceto per chi lo gradisse.
Bagnare le verdure nell’olio.
Imparando si sbaglia
Storie di saggezza popolare, i peperoni strappati con le mani invece che tagliati con il coltello sono più digeribili.
I ravanelli devono essere schiacciati prima di bagnarli perchè prendano bene il sapore. Non buttate le foglie dei ravanelli, mettetele nella frittata!
Se proprio non potete fare a meno di infighettire questo rito e dovete servirlo come aperitivo o come finger food o qualsivoglia diavoleria moderna potete scegliere tipi di sale diversi o pensare a qualche salsa, ma proprio se non potete farne a meno!
Comunque non servitelo come aperitivo, fatevi una cena a base di bagnè ‘n tl’oli!
Provate a dire: “Dui puvrun bagnà ‘n tl’oli”
Vuol dire due peperoni bagnati nell’olio ed è un test per capire quanto siete piemontesi o comunque quando masticate il dialetto.
Purtroppo io sembro polacca quando lo dico, ho perso il dialetto, non ce l’ho più nella lingua, che peccato.
Cucinamando says
Grazie per avermi ricordato tanti bei ricordi legati a questo piatto…
Anna Buganè says
anche per me è un piatto della memoria!
zia Laura says
Praticamente è quello che noi chiamamo pinzimonio…
Anna Buganè says
esatto!
Berenice says
anche a me ricorda tante merende sinoire che facevamo in campagna nel Monferrato, da mia nonna.
e poi non sapevo tutti questi trucchetti per il trattamento delle verdure!!!
ciao Berenice
Anna Buganè says
ciao berenice,
non so se questi consigli verdurosi abbiano qualche fondamento ma ci sono molto affezionata.
Paolino says
ricordo quando da bambino, a tavola con i miei nonni, ognuno metteva un pezzo di pane sotto il proprio piatto per avere al fondo il laghetto d’olio in cui pucciare (termine iper-tecnico) le verdure posizionate “a monte”…diciamo una visione un po’ più egoisticocentrica del rito!
facile (abbastanza) a farsi, difficile (molto) a dirsi ;)
Anna Buganè says
ciao paolino!
è vero sai, mi hai fatto ricordare qualche tecninca per ottimizzare la puccia e non perdere nenache una goccia di olio! :-)
Cinzia says
Mia mamma è di origine piemontese, mia zia vive a Mondovì, la piemontesità ce l’ho nel sangue. E quindi il bagnè ‘n tl’oli per me è una tradizione sacra…mi ricorda mille serate d’estate in cui mia mamma non aveva voglia di cucinare e quindi si risolveva tutto così. Devo riprendere questa abitudine anch’io, adesso che non vivo più a casa! Grazie di avermela ricordata!